lunedì 30 marzo 2015

Peggiorare le alternative

Pubblicato su Libernazione


Quindi a gennaio-febbraio 2015 abbiamo 79.000 assunzioni in più rispetto allo stesso periodo del 2014 grazie agli sgravi fiscali sulle nuove assunzioni; questa notizia, nonostante le consuete e misurate esternazioni del primo ministro ("é il segnale che l'Italia riparte"), non dovrebbe affatto motivo di giubilo per il governo. Molte di tali assunzioni, infatti, rientreranno all'interno del vecchio sistema di tutele pre-Jobs Act (a loro si applicherà l'articolo 18 per intenderci) che il governo tanto ha penato per abolire in quanto fonte di staticità e immobilismo lavorativo.
Senza entrare nel merito né economico né etico del Jobs Act, mi limito a dire una banalità: avendo istituito un nuovo regime di tutele, che ritengono migliore del precedente, sembra ragionevole supporre che il governo auspichi l'ingresso, ancorché graduale, di un numero sempre maggiore di lavoratori in questo nuovo regime andando via via a svuotare le vecchie. Questo perché un alto numero di lavoratori sottoposti al Jobs Act stimolerebbe la creazione di altri posti di lavoro e comporterebbe, in generale, una crescita economica.
Ora, il Jobs Act si applica a tutti i contratti di lavoro stipulati dal 1 marzo in poi; occhio che "nuovi contratti" non vuol dire "nuovi lavoratori", ma vuol dire qualsiasi nuovo contratto: anche chi cambia lavoro rientrerà all'interno del Jobs Act perdendo, qualora gli si applicassero in precedenza, le tutele pre-Jobs Act (articolo 18, sempre per capirci). Ecco, probabilmente mi sfugge qualcosa, ma per commentare questa trovata posso solo affidarmi al mio personale esperto di economia del lavoro.


In pratica questi geni hanno detto a 10/11 milioni di lavoratori (3 pubblici 6,5/8 privati, a seconda della fonte) che se cambiano lavoro saranno meno tutelati rispetto a prima: il Jobs Act ha creato, con un tratto di penna, il più grande blocco alla mobilità dal dopoguerra a oggi e lo ha fatto non tramite lacci e lacciuoli ma creando un disincentivo enorme a cambiare lavoro per quasi il 70% dei lavoratori dipendenti, circa la metà dei lavoratori totali. Ora, io capisco che questi sono metà della base elettorale del Pd e non si rompono i coglioni a chi ti paga lo stipendio, ma se il piano per creare posti di lavoro é aspettare che vadano in pensione (raggiungendo l'altra metà) mi spiegate a che minchia serviva il Jobs Act?

EDIT: ho ricontrollato qualche dato e, stavolta, messo i link alle fonti che ho trovato a scanso di equivoci. Se trovate fonti migliori segnalatemele nei commenti.

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