sabato 25 aprile 2015

Certo che siamo stronzi, sai che scoperta

Pubblicato su Libernazione

Il nostro nuovo acquisto Billy Pilgrim si è fatto, al primo tentativo, un sacco di amici per aver affermato il suo (e nostro) diritto alla disempatia. Capisco che sia facile ridurre la questione a "Questo qui è il prossimo Hannibal Lecter ma io sono una persona molto migliore" ed avreste tutto il diritto di pensarla così: il problema è che, sfortunatamente, vi stareste prendendo per il culo. Vedete, per quanto possiate convincere voi stessi o chiunque altro di quanto siate altruisti, generosi etc. etc., la triste verità e che a voi, della maggioranza degli altri esseri umani non frega nulla; e non è che si tratta di essere cattivi o insensibili, il problema è che nel nostro cervello non c'entrano più di 150 persone. Non c'entrano, punto. E non parlo di saperne i nomi, i codici fiscali, il colore preferito o il numero di peli del culo ma del concepirli come individui, esseri umani, come nostri pari. Vedete quando Stalin diceva che "Un morto è una tragedia, un milione è una statistica", centrava in pieno il punto: noi stiamo evolutivamente costruiti per ragionare esattamente in questi termini. Che poi è esattamente il motivo per cui sia stato, e sia tuttora possibile, il massacro di ingenti quantità di esseri umani: perché per noi sono, appunto, una quantità (a proposito, guardatevi The Act of Killing e poi riprendiamo questo argomento). E se credete che stia esagerando pensate che abbiamo parlato per anni del piccolo Samuele ma sfido chiunque a dirmi come si chiamava anche uno solo dei 900 poveracci affogati domenica?
Tutto questo ha a che fare col fatto che non è poi tanto tempo che siamo scesi dagli alberi e smesso di tirarci le feci l'un l'altro; fino a quello che in termini di evoluzione è l'altro ieri, eravamo organizzati come un qualsiasi branco di animali con i maschi a caccia e le femmine a badare ai cuccioli: e questi individui erano tutti e soli quelli di cui ce ne doveva fregare qualcosa. È lo stesso motivo per cui esistono amore materno e attrazione sessuale: é l'evoluzione bellezza.


Quindi è vero che siamo degli stronzi: a livello emotivo degli altri non ce ne frega un cazzo, non siamo fisicamente in grado di provare empatia per loro. Peccato che questo non conti una sega. Non nel senso che intendete voi.
Vi faccio una domanda, sapete perché in questo momento invece di succhiare l'osso di un brontosauro che ho ammazzato a bastonate, stia scrivendo questo illuminante post su un coso che, per quanto mi riguarda, funziona per intercessione dello spirito santo? Perché un bel giorno abbiamo deciso di mandare l'evoluzione a fare in culo e abbiamo iniziato a basare le nostre decisioni non solo sui nostri istinti ma sul nostro intelletto; e considerando che questo ci ha portato in un paio d'ore in cima alla catena alimentare forse non è stata una cazzata completa. Vedete, la nostra società non è organizzata sull'empatia, è troppo complicata per esserlo: è organizzata su legami di tipo intellettivo ed etico possibili solo grazie alla nostra capacità di astrazione. E tali legami fanno si che, pur non essendo singolarmente in grado di prenderci cura l'uno dell'altro, possiamo farlo, bene o male, collettivamente; e in questo l'aspetto etico è fondamentale perché trasla il concetto di "convenienza" dal singolo individuo alla società intera.
In soldoni l'utilizzo dell'emotività all'interno della sfera pubblica non solo è fisiologicamente inadeguato ma contraddice l'idea stessa di società; è per questo che per ogni scelta che dobbiamo fare non dovremmo chiederci "come mi fa sentire questa cosa" ma "cosa è più giusto fare"; ed è per questo che "Ascolta il tuo cuore" e "Sii te stesso" sono le peggiori cazzate che si possano consigliare a chiunque: provate con "Chiudi il becco e usa il cervello" e con "Sii una persona migliore" e vediamo come va.

mercoledì 22 aprile 2015

Immigrazione: una soluzione finale

Pubblicato su Libernazione

Signori, la situazione è chiaramente diventata insostenibile.

Gli sbarchi di immigrati sono sempre più numerosi, il fatto che siano costretti all'illegalità li rende un'enorme fonte di reddito per la criminalità organizzata, le condizioni degradanti in cui vivono in Italia li portano a diventare (se non lo erano già) criminali e ad abusare di alcool e sostanze stupefacenti. La politica si rifiuta di affrontare la questione in maniera realistica proponendo sparate occasionali in presenza di disastri e ignorando la situazione quanto più possibile. I media, d'altro canto, oscillano tra la costruzione di un clima di sospetto, quando non di paura, e improvvisi rigurgiti di una vacua pietas da riflesso pavloviano.

Eppure la soluzione c'è, ha già funzionato in passato per grandi civiltà ed è parte di una lunga tradizione che, orgogliosamente, ci vede eredi: i giochi gladiatori.

Invece di farli affogare soli e lontano dalle telecamere, reclutiamo profughi e migranti, li addestriamo e li facciamo combattere per il pubblico. Si creeranno una serie di competizioni suddividendo peso, stile di lotta e tipo di match (Team Tag Match, Royal Rumble, Spada, Lancia o mani nude) da trasmettere in alternativa al calcio, o alla formula uno; le fasi di selezione e allenamento diventeranno reality show, il pubblico deciderà la pena degli sconfitti su twitter, siamo già in trattativa con Russel Crowe per apparire come special guest.
So che, come tutte le idee innovative, c'è bisogno di un attimo per apprezzarne tutti gli aspetti ma se mi concedete cinque minuti provvederò ad illustrarvi tutti i vantaggi della soluzione a fronte dei quali i contro risultano pressoché risibili.

Innanzitutto l'aspetto economico: il business plan mostra che, a fronte di una spesa iniziale per le infrastrutture, i guadagni crescono in maniera esponenziale. Pensate ai proventi televisivi, al merchandising, all'esportazione del format in tutto il mondo (gli Stati Uniti si sono detti molto interessati): sarebbe un trionfo per il Made in Italy. Inoltre si creeranno numerosi posti di lavoro (pensate al reclutamento, al training, alla costruzione delle infrastrutture) che abbatteranno la disoccupazione e alzeranno il gettito fiscale.

L'aspetto comunicativo, d'altro canto, potrebbe apparire un po' ostico ma in verità la GI (Gladiator Initiative) non è che il naturale approdo della strategia mediatica tesa alla disumanizzazione di "negri", "arabi" e "zingari" che in Italia da anni riscuote notevole consenso (un trend riscontrabile anche nel resto d'Europa e negli Stati Uniti) in modo del tutto trasversale: non è un caso che il firmatario della legge che ha inventato i CIE sia stato eletto (due volte) Presidente della Repubblica. D'altronde il concetto di Monkeysphere è chiaro: l'empatia verso queste persone è al più frutto di un senso di colpa individuale del quale il pubblico sarà più che lieto di liberarsi. In questo una grossa mano ci è venuta dai media che negli ultimi anni anni hanno sempre più avallato il concetto che il cosiddetto "razzismo" è null'altro che la coraggiosa espressione di una minoranza che non si piega al politicamente corretto o, in alternativa, un'insieme di esternazioni forse un po' "fuori luogo" o "sopra le righe" ma scevre di cattive intenzioni.

Tutte le nostre analisi concordano nell'indicare che il mercato (scusate, l'"opinione pubblica") risponderà positivamente alla GI: l'assenza di empatia verso target quali "negri", "arabi" e "zingari" è già una realtà, e va solamente innescata inquadrando la questione sotto il corretto punto di vista: il nostro fine è attrarre segmenti di mercato diversificati per creare un sentire condiviso.

Ad esempio, per i più poveri si punterà sul succitato aspetto economico anche sottolineando il risparmio confrontato alle alternative: infatti sia la copertura militare delle coste, tesa all'affondamento dei natanti, che la distruzione preventiva di tutti i porti di Libia, Egitto e Libano è chiaramente troppo dispendiosa ed impegnativa per le nostre forze armate.
Presso le fasce di pubblico più informate sono due gli argomenti da affrontare: da un lato l'inconcludenza delle proposte attuali (ad esempio "Ok, gli abbattiamo le case con le ruspe. E poi? Dove andranno? Tornano per strada a rubare?") e dall'altro la possibilità di scelta per l'individuo, che, invece di crepare in mare, potrà combattere per la libertà.

Verranno coinvolti nel progetto anche gli attuali residenti nelle prigioni venendo così incontro alle richieste dell'Europa di diminuire la popolazione carceraria: si includeranno gli zingari in questo gruppo in quanto rientranti nel target stabilito ,a prescindere dal fatto che siano o meno "italiani".

I soggetti non adatti al combattimento potranno essere utilizzati per sperimentazioni mediche: in questo modo si attrarrà ulteriore consenso dal mondo animalista.
Inoltre, tramite selezioni mirate, si provvederà a graziare un (limitato) numero di concorrenti, qualora si convertano al cristianesimo (pare sia un bias che fa abbastanza presa su certe fasce di popolazione): oltre a, chiaramente, accontentare la Chiesa, provvederà ottimo materiale per la programmazione pomeridiana.

Comune a tutti questi argomenti, e pietra miliare della nostra opera di persuasione, è, e dovrà sempre essere, il rifiuto dell'ipocrisia, del buonismo e di tutte le falsità moralizzanti che impregnano la società: a tutti noi, lo sappiamo benissimo, di negri, arabi e zingari non frega nulla, sono quindici anni che non li consideriamo esseri umani e li facciamo crepare senza che ne siamo minimamente toccati, non dobbiamo aver paura di dirlo perché è normale che sia così, è come siamo fatti e non c'è niente di male. E per giunta non c'è davvero alternativa: l'unica soluzione possibile è una soluzione finale.