martedì 17 marzo 2015

Essere fascisti/omofobi oggi

Dell'opinione di Domenico Dolce sulla fecondazione in vitro non me ne frega nulla, dell'opinione di Elton John riguardo l'opinione di Domenico Dolce sulla fecondazione in vitro me ne frega ancora meno e vi lascio immaginare il mio grado di interesse per l'opinione di Stefano Gabbana riguardo l'opinione di Elton John riguardo l'opinione di Domenico Dolce sulla fecondazione in vitro.

Importanti dibattiti culturali


A quanto pare però sono mestamente solo in questo beato disinteresse ("Te la tiri! Fottuto hipster del cazzo!) per le abitudini vestiarie di un noto cantante al punto che ho dovuto buttarmi dietro ad un cespuglio per schivare i vari FASCISTA, OMOFOBO, COGLIONE, ANALFABETA, RETROGRADO sparati ad altezza d'uomo nella conseguente rissa da bar ormai caratteristica dell'internet italico quanto il porno e i gattini (DIBS immediato su qualsiasi combinazione delle tre); tuttavia, contrariamente alla faccenda in se, la reazione da Royal Rumble è effettivamente interessante quantomeno perché tira fuori posizioni tipo questa.

Ora, uno dei problemi di fondo di qualsiasi discussione contemporanea è che il sistematico abuso di un numero sempre crescente di parole (ricordate i bei tempi in cui "incredibile" non veniva usato con la frequenza di "ciao"? un tempo sarà nota come epoca pre-Piccinini) ha comportato la progressiva riduzione del tempo minimo per darsi del fascista a vicenda all'interno di una conversazione (o di una seduta parlamentare); ma se le parole hanno un minimo di significato dobbiamo chiederci, almeno in questo caso, cos'è un "fascista" e se ha senso applicarlo in questo contesto; e il contesto dipende dalla causa scatenante e dal fine che ci si propone di ottenere; pertanto le domande che dobbiamo farci sono:

1) Il motivo del rodimento di culo è personale (Tizio si è incazzato perché gli hanno toccato insultato i figli) o ideologico (a Tizio non piacciono le opinioni di Caio sull'argomento X)?
2) La reazione del boicottaggio è, di nuovo, personale (a Tizio sta sul cazzo Caio quindi non vuole avere niente a che fare con lui) o ha un fine di danneggiamento (Tizio decide di causare a Caio un danno, ancorché economico, così impara a dire, o vieppiù a pensare, stronzate)?

Aspetta, famme capì: stai dicendo che se a Tizio scopre che il suo barbiere è juventino e decide quindi di andare da un altro, sarebbe un fascista?

Dimmelo tu: se sostituisci "juventino" con "frocio" o "ebreo" come ti suona?

Potrei dire "coglione" invece di "fascista" ma il concetto è chiaro. Riproviamo: Tizio è di Cosenza e sente il suo meccanico bestemmiare contro "quei calabresi del cazzo"; è fascista cambiare meccanico? E dire a tutti i suoi conoscenti quello che è successo?

In pratica mi dici che sei libero di sentirti offeso e di regolarti di conseguenza. Potrei anche essere d'accordo però considera che il "sentirsi offeso" è soggettivo: chiunque può sostenere che qualsiasi cosa li offenda. Mica puoi metterti tu a giudicare per cosa ha senso offendersi e per cosa no.

Non ho bisogno di giudicarlo: se io ti dico "stronzo" tu puoi offenderti ma puoi anche fottertene e continuare a comprare le zucchine da me. Così come puoi ritenere gravissimo il fatto che porti un cappello rosso ogni martedì, chiaro simbolo che svilisce la tua virilità. Per tacere del fatto che, oltre a quella personale, c'è di mezzo la sensibilità culturale e da qui non se ne esce vivi. Quello che dico è che, secondo me, la questione è biunivoca. Io ho il diritto di ritenermi offeso per qualcosa che tu fai e tu hai il diritto di considerarmi o meno un pirla: se poi io riferisco ad altri della presunta offesa e dei motivi che mi spingono a ritenerla grave, gli altri saranno liberi di concordare con me o, di nuovo, considerarmi un pirla.

Non ti sembra che il fine di tutto questo sia il tentativo di forzare l'altro a modificare il proprio comportamento (che, ricordiamolo, può essere anche la pura espressione di un'opinione)? Questo, attenzione, a prescindere dal fatto che tu riesca o meno a convincere qualcun altro. Passo indietro: ok, io ho fatto qualcosa, tu ti sei offeso e fin qui tutto bene. Ora però tu dici a tutti che ti sei offeso e perché con il fine di farmi smettere di fare quello che ti offende. Ma il tentativo di uniformare in maniera il comportamento e/o le opinioni altrui ad un unico standard io lo chiamo fascismo. Questo a prescindere dall'opinione o dal comportamento in se o dalla violenza e dall'efficacia dell'azione compiuta a fini uniformanti: è il principio che conta.

(to be continued...)

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