Ho trentun anni e sono interista da ventisei. Sono interista perché all'età di cinque anni mio padre ha comprato la mia fede al prezzo di un gelato. I miei primi ricordi calcistici, a parte qualche sprazzo di Italia '90*, sono quelli del '92/'93: Inter seconda dietro il Milan e derby decisivo pareggiato da Gullit.
Ho passato gli anni '90 sapendo che per ogni Sosa, Simeone, Zanetti o Djorkaeff ci sarebbero stati ondate di Vampeta, Bergkamp, Fresi, Colonnese, Dell'Anno e Manicone; che il prezzo per una coppa UEFA è il tredicesimo posto in campionato; che puoi avere il più forte giocatore del mondo in squadra solo per un anno prima che si sfrantumi tutto lo sfrantumabile per poi andarsene una volta rimessosi in piedi; che se hai il più grande giocatore italiano di tutti i tempi arriverà uno stronzo di allenatore juventino che lo caccerà (per poi andarsene alla prima del campionato successivo e lasciarci nelle mani del primo che passa); che si può arrivare alla semifinale di Champions League con Kallon e Martins e uscire senza aver mai perso; che le vittorie che hai desiderato tanto non sanno di niente se arrivano nello stesso modo che hai passato anni a disprezzare; che anche nel momento del trionfo c'è sempre una fregatura; e che, in ogni caso, giocare bene per più di due partite di fila è una pia illusione.
Se c'è una cosa che tutto questo mi ha insegnato (parlo solo dal punto di vista del calcio: su come l'interismo abbia influenzato il mio approccio alla vita ci faccio un altro post) è a percepire, una discreta precisione, lo zeitgeist interista. E l'aria che tira, cari due lettori in croce, è che siamo tornati a fine anni '90: quella di oggi è, in soldoni, l'inter di Hogdson o di Zaccheroni. Posso capire che i ventenni cresciuti con l'Inter in versione Juve che si ritrovano con l'Inter in versione Inter abbiano l'espressione di un bambino a cui hanno rubato le caramelle ma tutti gli altri, anche se non hanno studiato Nietszche o guardato Battlestar Galactica, dovevano farsi venire almeno un dubbio non appena è uscito fuori il nome di Mazzarri dopo essere passati da Benitez, Leonardo, Gasperini, Ranieri e Stramaccioni in manco tre anni.
Sai che ci hai lasciato nella merda, vero? |
Se non altro perché Mazzarri è l'equivalente calcistico di 300.
Perché se volete botte e, se siete in vena, un po' di fomento può andar bene ma se cercavate un bel film avete sbagliato cinema.
Perché a quanto pare lo scopo è difendersi fino alla morte.
Perché "avere personalità" non vuol dire "urlare a casaccio".
Perché avere un paio di interpreti sopra la media può farti fa tirare avanti per un po' ma alla lunga qualche idea tocca averla.
E perché l'Inter in effetti va al rallentatore.
Quindi, carissimi, c'è da mettersi l'anima in pace: l'andazzo è questo e non ci sono prospettive di miglioramento. A contestare lui o la squadra si fa solo danni e sostituirlo significa buttare, di nuovo, la stagione nel cesso e bruciarsi il sostituto. Il bello é che da un lato, dato lo zeitgeist, un'idea di come andrà a finire ce l'ho e dall'altro questa roba non la leggerà nessuno.
Perché se volete botte e, se siete in vena, un po' di fomento può andar bene ma se cercavate un bel film avete sbagliato cinema.
Perché a quanto pare lo scopo è difendersi fino alla morte.
Perché "avere personalità" non vuol dire "urlare a casaccio".
Perché avere un paio di interpreti sopra la media può farti fa tirare avanti per un po' ma alla lunga qualche idea tocca averla.
E perché l'Inter in effetti va al rallentatore.
SPARTAAAAA |
Quindi perché l'ho scritta?
La risposta qui.
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Vorrei sinceramente ringraziare il beneamato Moratti per aver gentilmente dato una pubblica conferma di quanto scrivevo: pur essendo alle sue terze dimissioni da presidente se ne va alla grande portandosi via tutti i suoi amichetti. E tralasciamo il fatto che Mazzarri l'abbia scelto lui come tutti gli altri.
*L'unica cosa che non perdonerò mai a mio padre e mia madre: mio padre voleva portarmi a vedere Italia-Uruguay ma mia madre si spaventò e lo convinse a lasciar perdere,